MONDO PROSECCO

L’area collinare che si estende tra Conegliano e Valdobbiadene si trova a 50 km da Venezia e circa 100 dalle Dolomiti.

Da più di tre secoli si coltivano in questa zona le uve che danno origine al Prosecco Superiore, vertice – insieme alla Docg Asolo – della piramide qualitativa del mondo Prosecco.

Nel 2009, con la riorganizzazione delle denominazioni Prosecco attuata dal Ministero dell’Agricoltura, l’area storica di produzione è divenuta infatti Denominazione di Origina Controllata e Garantita (DOCG).

Contemporaneamente, nove province di Veneto e Friuli Venezia Giulia, precedentemente denominate IGT, sono state contraddistinte con la DOC Prosecco.

PROSECCO VALDOBBIADENE SUPERIORE DOCG

Il Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg è uno dei fiori all’occhiello della produzione Ca’ di Rajo, e comprende la versione Extra Dry e Brut.  

Questi spumanti sono frutto di uve 100% Glera coltivate a oltre 300mt sul livello del mare.  Dalla potatura alla vendemmia, tutto viene fatto a mano, lungo i ripidi pendii che ricamano di vigneti l’arco collinare che si estende nell’area di Valdobbiadene e in particolare nella frazione di Guia.  

PROSECCO DOC TREVISO

Ca’ di Rajo produce tre declinazioni dello spumante Prosecco Doc Treviso: Brut, Extra Dry e Dry. Lo charmat lungo, la fermentazione lenta e la scelta di lieviti selezionati rendono la gamma Prosecco unica nel suo genere, con un perlage fine e persistente.

Il Doc Extra Dry è interamente prodotto con uve raccolte a mano in vigneti a Bellussera.

LE ORIGINI DEL PROSECCO

FRIZZANTI

Ca’ di Rajo produce Prosecco Doc anche nella declinazione frizzante con il tradizionale tappo raso legato a mano con lo spago e con tappo a vite.

Lemoss, invece, è un bianco frizzante «col fondo», realizzato con uve 100% Glera raccolte a mano in vigneti a Bellussera.  Prodotto utilizzando lieviti indigeni, questo vino racchiude la natura genuina degli antichi gesti contadini.

La cultura rurale del Piave ci insegna infatti che, in passato, non si era soliti filtrare i vini per cui, in primavera, i lieviti ancora presenti nelle bottiglie terminavano la fermentazione degli zuccheri, conferendo al vino la tipica nota frizzante.